Il Natale ha bisogno di cura. Brano numero 14.
Solstizio d’inverno
Da “D”inverno” di Katherine May:
“Quest’anno, mi invento un nuovo rituale per le feste natalizie, quel periodo di dodici giorni che fatico sempre a riempire in maniera significativa. Il rituale in questione comincia al solstizio d’inverno e termina a Capodanno. Dopo il solstizio, al tramonto, mi vedo con alcuni amici e accendiamo un falò sulla spiaggia. I nostri figli giocano sul bagnasciuga, fantasticando sui giocattoli che troveranno sotto l’albero, sfidandosi l’un l’altro a credere a Babbo Natale per un altro anno ancora.
Noi osserviamo il sole, che crea un arazzo dorato oltre un velo di nubi grigie e sparpagliate mentre affonda lentamente verso l’orizzonte…Osserviamo l’ultima fetta della sua circonferenza svanire e, d’un tratto, il fuoco sembra risplendere con più forza. Mi piacerebbe che avessimo una canzone da intonare, un canto o una preghiera per il ritorno della luce. “Abbiamo aperto il nuovo ciclo.”
Mi torna in mente per l’ennesima volta il valore silenzioso del rituale nel contesto della mia vita, e con esso le parole di D.H. Lawrence: “È nostro dovere tornare in relazione: in una relazione vivida e corroborante con il cosmo e con l’universo. Dobbiamo tornare a praticare il rituale dell’alba, del pomeriggio e del tramonto, il rituale di accendere il fuoco e versare l’acqua, il rituale del primo respiro e dell’ultimo. […]
Quel giorno per me segna l’inizio del Natale…”
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