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Riflessioni sul valore sociale e pubblico della lettura

30/09/2020

Il pensiero di Hannah Arendt – mia filosofa di riferimento – relativamente all’importanza sociale della lettura, si trova espresso in ordine sparso in varie opere. Le sue riflessioni mi aiutano a soffermarmi sul valore della condivisione della lettura all’interno dei gruppi di biblioterapia. Il suo pensiero nasce dall’impegno filosofico a riflettere riguardo la partecipazione dell’individuo alla creazione di un mondo pubblico.

Nel suo Testo più filosofico, Vita Activa. La condizione umana, se ne trovano i riferimenti più pungenti, non ultima una metafora illuminante “Quando abbiamo un gruppo di persone sedute attorno a un tavolo che parlano, il tavolo è ciò che le rende un gruppo. E se togliete il tavolo, sono solo individui, non sono connessi”. Queste sue parole mi stimolano a pensare a quel ‘tavolo virtuale’, a quel ‘semicerchio’ che si costituisce grazie alla partecipazione di singoli individui ai gruppi di biblioterapia e che, grazie a questa partecipazione, diviene spazio di consapevolezza riguardo la funzione sociale e pubblica della lettura.

È sicuramente necessario partire dalla definizione di gruppo per comprendere fino in fondo quanto sia potente l’uso della lettura condivisa e guidata nel suo interno: “Un gruppo è qualcosa in più – o – qualcosa di diverso dalla somma dei singoli membri. Quello che costituisce l’essenza del gruppo non è la somiglianza o la diversità tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Ciò significa che un cambiamento di stato, di una parte o frazione qualsiasi, interessa lo stato di tutte le altre.” (Lewin). Questa definizione ci ricorda quanto il gruppo sia in grado di massimizzare il processo di socializzazione e di sviluppo del singolo; sottolinea che il bisogno di relazione costituisce la principale esperienza che motiva il comportamento umano e il contatto è il mezzo attraverso il quale tale bisogno viene soddisfatto. La lettura amplifica l’efficacia del cerchio e insieme possono diventare strumenti di crescita, di educazione e di formazione sia del singolo che della pluralità in grado di promuovere Cultura e Salute.

Un antropologo stava studiando le abitudini e la cultura di una remota tribù africana. Lavorava nel villaggio da un po’ di tempo e il giorno prima di tornare a casa, come ringraziamento dell’ospitalità, raccolse in un cesto dei deliziosi frutti e lo mise sotto un albero. Chiamò poi i bambini del villaggio, tracciò una linea nella terra, li guardò e disse loro: “Quando vi do il via, correte verso l’albero, chi arriva lì per primo vincerà il cesto con i frutti”. Quando disse loro di correre, tutti si presero per mano e corsero verso l’albero. Quindi si sedettero attorno al cestino e assieme si misero a mangiare la frutta. L’antropologo rimase sorpreso. Chiese perché fossero andati tutti insieme quando uno di loro avrebbe potuto vincere e tenere tutto per sè. Una bambina lo guardò e disse: “Come può uno di noi essere felice se tutti gli altri sono tristi?”
Il processo di pensiero della bambina è spiegato dalla parola africana ubuntu: “diventiamo quelli che siamo grazie agli altri”.

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