Un uccello stava facendo il suo nido.
Nel sogno, lo guardavo da vicino;
nella mia vita, stavo tentando di essere
una testimone non una teoreta.
Il luogo dove inizi non determina
il luogo dove finisci: l’uccello
prese quanto scovò nel cortile,
i suoi materiali basilari, nervosamente
scrutando il cortile spoglio nella primavera precoce;
spingendo tra i rottami presso il muro a sud
qualche ramoscello col becco.
Un’immagine
di solitudine: la piccola creatura
che viene fuori con niente. Poi
rametti secchi. Trasportando, uno a uno,
i rametti al nascondiglio.
Era tutto per il momento.
Prese quel che c’era:
il materiale disponibile. Lo spirito
non era abbastanza.
E dopo tessé come la prima Penelope
ma verso una fine diversa.
Come poteva intrecciare? Intrecciava,
cautamente ma disperatamente, i pochi rametti
senza alcuna elasticità, alcuna flessibilità,
scegliendo quelli da quanto si sgretolava, quanto recalcitrava.
Primavera precoce, tarda desolazione.
L’uccello volteggiò nel cortile spoglio facendo
fatica a sopravvivere
di ciò che gli rimaneva.
Aveva il suo compito:
figurarsi il futuro. Volando qua e là fermamente,
trasportando con pazienza piccoli rametti verso la solitudine
dell’albero esibito nel gelo immobile
del mondo esterno.
Non avevo niente con cui costruire.
Era inverno: non potevo immaginare
niente se non il passato. Non potevo nemmeno
immaginare il passato, se arrivò a tanto.
E non sapevo come giunsi qui.
Chiunque altro di gran lunga oltre.
Io ero indietro all’inizio
a un certo punto nella vita non riusciamo a ricordare gli inizi.
L’uccello
radunò i rametti sul melo, congiungendo
ogni parte aggiunta con la massa preesistente.
Ma quando ci fu d’improvviso una massa?
Prese quanto trovò dopo che le altre cose
erano finite.
Gli stessi materiali – perché dovrebbe importare
che finiscano poi? Gli stessi materiali, la stessa
merce limitata. Ramoscelli marroni,
spezzati e caduti. E in uno,
un filo di lanugine gialla.
Poi fu primavera ed ero inspiegabilmente felice.
Sapevo dove mi trovavo: sulla Broadway con le mie buste della spesa.
Frutta primaverile nei negozi: le prime
ciliegie da Formaggio. L’inizio
della forsizia.
Dapprima ero in pace.
Dopo fui contenta, soddisfatta.
E dopo sprazzi di gioia.
E la stagione mutò – per tutti noi,
ovviamente.
E come sbirciai fuori la mia mente crebbe più acuta.
E ricordo bene
la catena delle mie risposte,
mentre i miei occhi si fissavano su tutto
dal rifugio del sé nascosto:
prima, lo amo.
Dopo, lo posso utilizzare.
NIDO da ELLSWORTH AVENUE
di Louise Gluck
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