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L’INCENDIO di CECILIA SALA

05/01/2025

In questi giorni mi sono spesso domandata come tenere insieme il bisogno e il desiderio che questo nuovo anno potesse iniziare all’insegna della rinascita e le notizie piene di freddo, paura e solitudine che provengono quotidianamente dalle molte parti di mondo in guerra.

In queste ore non mi abbandona il pensiero di Cecilia Sala, forse perché ha l’età delle mie figlie, rinchiusa da giorni nella cella di un carcere iraniano in condizioni tutt’altro che dignitose. Una giovane giornalista che ogni giorno, fino al 19 dicembre, ci ha raccontato una storia dal mondo, quel mondo che non si dà pace. Le ha raccontate a noi che stiamo nelle nostre case calde e sicure, e spesso ci dimentichiamo che proprio grazie al coraggio e all’onestà intellettuale di certe anime possiamo alimentare il pensiero critico ed empatico che deve restare alto perché “se l’anima scende dal gradino il mondo muore” (M. Gualtieri) per dirla con voce poetica.

Ho sentito parlare questa giovane giornalista la primavera scorsa durante la presentazione del suo libro “L’incendio” il cui titolo orienta subito l’immaginario. Ho provato per lei grande stima, per quella capacità tutta giovanile di utilizzare pensiero autonomo e parola affilata per descrivere ciò che non è immediatamente sotto i nostri occhi e per diventare tangibile necessita di mediatori così generosi. Ho ripreso in questi giorni il suo libro e ho deciso di rileggerlo, un po’ per tenere alta la sua voce che sono certa tornerà a raccontare e sarà ancora più forte, un po’ per illudermi di poter capire cosa muove certe azioni indiscriminate. “L’incendio” parla di un viaggio negli scenari del mondo più caldi del nostro pianeta, parla di incontri con altri giovani immersi in condizioni politiche e sociali inaccettabili, delle loro vite nonostante, dei loro sogni; insieme diventano un coro straziante che si alza a testimoniare l’assurdo dei “tre incendi che bruciano il mondo”.

Silenzio per Cecilia, lasciamo che parli in suo libro…

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