In ricordo di Giuliano Scabia e il suo Teatro Vagante…
L’etica del camminare da Pensieri viandanti II
di Giuliano Scabia e il Teatro Vagante
Sul crinale dei monti Appennini, là sul passo di Pradarena, un fortissimo vento fa vorticare la neve.
Le nuvole sono basse, quasi toccano la faggeta. Compaiono un cavallo e un cavaliere.
DICE IL CAVALLO
Mio signore – dove sono
le stelle? Dove sono
i lontani orizzonti?
Dove siamo?
DICE IL CAVALIERE
In cammino. O cavallo,
adesso, proprio adesso
ti vengono i dubbi? Non vedi
che siamo già sul crinale?
DICE IL CAVALLO
Non si vede niente, mio signore:
vortica la neve, rotola il vento,
le orecchie sono gelate
e le gambe molto affaticate.
DICE IL CAVALIERE
Cavallo mio, nei poemi antichi
i cavalli non si lamentavano –
andavano, sempre andavano
e forse sognavano.
DICE IL CAVALLO
Ma tu, mio signore,
dove vuoi andare?
Vedo auto, moto, aeroplani,
ma nessun cavallo sui passi montani.
DICE IL CAVALIERE
È per avere visioni
che andiamo. Se vedere
possiamo dove il sentiero
finisce, o comincia, lontano.
DICE IL CAVALLO
Siete sempre più matto.
Proprio adesso che l’anno
sta per finire noi siamo qui
nella neve e nel vento a patire.
Adesso al cavallo e al cavaliere sembra di udire dei canti.
CANTA LA NEVE
Cosa dite? Quale
sentiero? Quale lontano?
Cosa vuol dire avere visioni?
Come sono strane le parole umane!
CANTA LA FAGGETA
Chi ha più felicità
dei rami quando la neve
li piega, quando i germogli
si stanno per formare
e si sente la linfa tremare?
CANTA LA NEVE
Ecco – io, cadendo
adesso mi adagio leggerissima
e ho gioia e luce
da tutto l’imbiancare.
CANTANO LE NUVOLE
Figlia bianca – neve leggera –
io ti perdo, adesso, ma so
che un giorno tornerai su
a fare, come vapore, le nuvole.
CANTA LA NEVE
Madri care – nuvole
sempre in moto: Cos’è
la vita? Cos’è il tempo?
Cos’è il volo? Cos’è l’eterno?
Appare il cervo con le corna d’oro, molto grande.
CANTA IL CERVO CON LE CORNA D’ORO
Mai prima avevo sentito
la neve cantare.
O neve: Cos’è la neve?
Cos’è il mondo che vai ad imbiancare?
CANTA LA NEVE
Il mondo è l’arrivo
e il ritorno. Sono bellissima,
fatta di cristalli e gelo –
sono fisica e metafisica.
DICE IL CAVALLO
Cos’è tutto questo cantume?
Sono stufo di cose sublimi.
Nuvole, vento, neve, cristalli,
e nessuna pietà dei cavalli.
Dall’alto, attraverso le nuvole, arriva un’aquila sfolgorante, imbiancata di neve.
CANTA L’AQUILA SFOLGORANTE
O cavallo, o cavaliere:
dietro c’è tutto il passato
e davanti il futuro. Ma
dov’è l’avanti, dov’è l’indietro?
DICE IL CAVALIERE
O aquila sfolgorante – perché
non ci guidi? Hai forte vista,
ali grandiose, potenza e forse,
per come domandi, sapienza.
CANTA L’AQUILA SFOLGORANTE
O cavaliere in attesa che passi
il tempo dell’anno – dove credi che vada
il tempo, per noi, per voi,
per tutti gli dei e per Dio?
È il tempo la guida, non io.
Improvvisamente un raggio di luce color oro attraversa le nuvole e illumina un punto del crinale.
Là appare un uomo anziano, bellissimo, di circa 70 anni.
DICE IL CAVALIERE
Lo conosco! È Minghìn da Murmré. Il capomastro muratore,
poeta e maggerino.
Tutti, neve, nuvole, vento, faggeta, aquila, cervo, cavallo, cavaliere guardano – la neve
cade intorno, ma non su Minghìn – e dopo un po’ lui comincia a cantare.
SONETTO DI MINGHIN DA MURMRE
Quando credi che il tempo sia finito
comincia il viaggio che nessuno sa:
sulla soglia davanti è l’infinito
e dietro quello che ciascuno ha:
ma ora in questa luce rifiorito
dirò la cosa che accadendo sta:
noi viviamo nel tempo addormentati
sempre in attesa d’essere chiamati.
il raggio di luce d’oro piano piano sparisce – e con lui la bella persona del cantore.
DICE IL CAVALLO
Ecco – ho capito perché devo andare
e questo crinale oltrepassare.
Sul crinale, come due stelle, sono apparsi l’Anno Vecchio e
l’Anno Nuovo. L’Anno Vecchio sembra
cieco – l’Anno Nuovo, bambino, lo tiene per mano. E dice:
DICE L’ANNO NUOVO
Possiamo passare?
DICE IL CAVALLO
Siamo qui per aprirvi la strada.
DICE L’ANNO VECCHIO
Benché cieco, pieno di ferite, vecchio
io ho l’esperienza – e posso confortare.
DICE IL CAVALIERE, CANTANDO
Chi è il conforto? Chi è l’andare?
O gente in attesa: lontano
arriva il guardare: ma noi
sino alla fine dello sguardo
sapremo un giorno arrivare?
Tutti – nuvole, neve, vento, faggeta, aquila, cervo, cavallo, Anno Nuovo e Anno Vecchio
– cominciano a meditare sul canto del cavaliere –
e mentre meditano arriva la fine del Canto del guardare lontano.
FINE
dal Teatro Vagante, 2007/2008
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