Gli studenti sono sempre, consapevolmente o inconsapevolmente, alla ricerca di momenti che permettano loro di far proprio ciò che li circonda: avviene, infatti, che, quando offro in classe la possibilità di immergersi nei contesti storici, filosofici e letterari per mezzo delle parole stesse degli autori, qualcosa rimane in circolo nei meandri dei loro pensieri. La loro attenzione viene lentamente catturata dalle riflessioni di persone che hanno vissuto determinati periodi storici e che hanno ragionato e scritto riguardo alle più svariate tematiche. Soffermarsi sulle parole e sulle motivazioni che portano a scegliere specifici termini e specifiche tematiche non permette soltanto di manipolare le informazioni, farle proprie e proseguire nei personali ragionamenti in modo più ricco e vario ma costituisce un intervento pratico volto ad arginare l’abbandono scolastico.
Per prevenire tale insuccesso, causato da diversi fattori di disagio sociale, economico e familiare, è possibile usare la letteratura come un aiuto sia per i bambini che per gli adolescenti: leggere un testo permette, infatti, di creare una distanza di sicurezza tale da poter affrontare indirettamente temi delicati legati alle loro preoccupazioni, ai loro sentimenti e più in generale alle tematiche legate allo scorrere della vita, identificando i pensieri e i comportamenti dei personaggi e degli autori dei libri. Inoltre, attraverso la lettura e il confronto collettivo di un testo si coltivano abilità sociali e si rende più coeso un gruppo: questo coadiuva nella prevenzione dell’abbandono scolastico poiché riduce i fattori di stress e isolamento che spesso comportano la rinuncia parziale o totale allo studio.
Secondo la mia esperienza, integrare le lezioni con alcune tecniche tratte dalla biblioterapia presenta alcuni vantaggi: in primo luogo, incoraggia gli studenti a esprimere i loro problemi e le loro preoccupazioni liberamente, laddove talvolta essi usano la repressione o la negazione per affrontare gli eventi e ad analizzare i propri pensieri e comportamenti in relazione a se stessi e agli altri. Inoltre, gli studenti spesso provano un sollievo emotivo quando scoprono che altri hanno provato gli stessi sentimenti e che hanno vissuto eventi di vita simili. Così, sentendosi meno soli, si riducono in loro gli stati d’animo che risultano essere fattori inibitori dell’apprendimento.
Nello specifico, in letteratura, in filosofia e non di rado anche nel pensiero storico si ritrovano quelle riflessioni che caratterizzano le fasi normali e prevedibili dello sviluppo adolescenziale, nonché dubbi, paure ed entusiasmi: in tal modo è coltivata in loro la curiosità rispetto ai testi e allo sviluppo del pensiero grazie all’arricchimento del quale gli studenti si giovano scoprendo come altri, tra autori, compagni e insegnanti hanno sviluppato le proprie riflessioni e hanno affrontato gli stessi problemi.
Inoltre, la lettura e la rielaborazione dei passi letti comporta un grande beneficio dal punto di vista didattico: più gli studenti leggono, più il loro vocabolario e la loro padronanza lessicale aumenta. Tuttavia la ricchezza maggiore di questo tipo di esposizione ai testi si rivela in relazione agli studenti a rischio poiché oltre a favorire l’acquisizione di contenuti aiuta a far fronte a situazioni di vita reale, a far parte di un gruppo.
Elena Annamaria Palazzini Dottoressa in Scienze Filosofiche all’Università degli Studi di Milano, nello stesso Ateneo ha conseguito il Master Promoitals. Durante lo svolgimento del master ha svolto un tirocinio all’Università di Copenaghen, nella facoltà di italianistica, tenendo delle lezioni applicando nell’insegnamento della lingua italiana alcune tecniche della biblioterapia e della scrittura creativa. Ha insegnato in scuole primarie e ha lavorato ad un progetto per l’insegnamento dell’italiano nel liceo Gefion di Copenhagen. Attualmente è docente di storia e filosofia presso l’Accademia Dante Alighieri e di italiano come seconda lingua presso la scuola di lingue The Executive English Center.
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