Di Svetlana Aleksievic
“[…] quando non eravamo in guerra ci preparavamo comunque a farla. E questo sempre. Non abbiamo mai vissuto in un altro modo e, probabilmente, non ne siamo capaci. Neppure riusciamo a immaginarci un modo diverso di vivere e chissà, forse un giorno dovremmo impararlo, ma sarà una cosa lunga.”
“[…] C’erano già state migliaia di guerre, grandi e piccole, note meno note e i libri che le avevano narrate erano ancora più numerosi. Ma…erano libri scritti da uomini e parlavano di uomini…tutto quello che sapevamo della guerra c’era stato trasmesso da voci maschili. Rese con parole maschili. Nel silenzio delle donne.“
“[…] Nelle narrazioni delle donne non c’è o non c’è quasi mai ciò che siamo abituati a sentire. La gente che ammazza eroicamente altra gente, vince o viene sconfitta. E la tecnica schierata in campo e generali. I racconti femminili sono altri e parlano d’altro. La guerra al femminile ha i propri colori, odori, una sua interpretazione dei fatti ed estensione dei sentimenti. E anche parole sue dove non ci sono eroi e strabilianti imprese, ma semplicemente persone reali, impegnate nella più disumana delle occupazioni dell’uomo. E a soffrirne non sono solo loro (le persone!), ma anche i campi, gli uccelli e gli alberi, ogni cosa che convive con noi sulla terra e oltre a noi a soffrire erano esseri privi della parola, in un’angoscia aggravata dall’essere muti.”
“[…] La narrazione non è ricordare, si tratta di un’autentica rinascita dal passato, quando il tempo torna ai suoi propri passi. Ed è un atto eminentemente creativo. Narrando le persone creano, scrivono la propria vita. Accade che siano tentate di completarla o correggerla. E qui occorre stare allerta, vigili, il rischio c’è ma il dolore liquefà, distrugge ogni falsità!”
“[…] sono uno storico dell’anima. Io ho l’esigenza di discernere nella data persona l’eterno essere umano. Il vibrare anche in lui come in tutti, dell’eternità. L’unicità della persona e l’inattendibilità di ciò cui espira… Costruisco delle cattedrali dai nostri sentimenti… dalle nostre aspirazioni e dalle nostre delusioni. Dai nostri sogni. Da ciò che è stato, ma che può passare inosservato.”
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