Iniziare un laboratorio di biblioterapia dell’educazione con il piede giusto, ossia scegliendo il materiale letterario più idoneo ad aprire all’interazione con i partecipanti, è di importanza sostanziale.
La scelta del primo brano, sia esso un racconto, una poesia, un aforisma, il brano di un romanzo, ma anche un’immagine, una canzone o un video, deve sempre tenere presente che esso ha l’onere di aprire le danze. Di quali danze parliamo? Dello scambio interno alla triade “materiale letterario/partecipanti/facilitatore”, una interazione che diventa potente nel momento in cui tutti i pianeti si allineano: il brano scelto ha in sé le caratteristiche stilistiche e tematiche che lo rendono sorprendente sia dal punto di vista cognitivo sia da quello emotivo; i partecipanti si sentono messi a loro agio, liberi di esprimere pensieri e sentimenti, in un ambiente accogliente; il facilitatore, nel rispetto del suo ruolo e delle sue competenze, agisce attivando le sue capacità di ascolto attivo ed empatico.
Il primo materiale che viene proposto orienta l’interazione, mettendo sul piatto del gruppo una serie di possibilità di riflessione che possono essere accolte e approfondite, oppure scartate. A partire da questo primo brano accadono una serie di meraviglie che verranno esplose dal materiale che si decide di far seguire. Il primo brano deve dunque essere ben valutato anche a partire dalle caratteristiche che i partecipanti presentano rilevate attraverso la raccolta dati preventiva.
Il primo brano ha per me il valore di un boomerang: è li che vorrei tornare alla fine dell’incontro, da lì si parte e lì si torna in un cerchio di logica e di emozioni che permetterà ai partecipanti di attivare nuovi sguardi e integrare un nuovo sentire.
Ed ecco, tra i tanti, un brano potente di Jorge Bucay che sceglierei per iniziare un laboratorio sul diventare ciò che si è: “Si racconta che una sera un re che amava le piante, al ritorno da un lungo viaggio, decise di fare una passeggiata in giardino…”.
Lascia un commento