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“Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway

12/07/2021

nuova edizione Oscar Moderni Cult Mondadori

traduzione di Silvia Pareschi

 

«…Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma ne hai il diritto. Non ha mai visto una cosa più grande, più bella, più calma o più nobile di te, fratello. Avanti, uccidimi, non m’importa chi dei due uccide l’altro.

…Prese tutto il suo dolore e quel che restava della sua forza e del suo orgoglio ormai morto e sepolto e li contrappose alla sofferenza del pesce, e il pesce si avvicinò al suo fianco nuotando dolcemente sul fianco, sfiorò quasi lo scafo con il rostro e cominciò a oltrepassare la barca, lungo, alto, largo, argenteo e striato di viola e interminabile nell’acqua. 

…il pesce si ravvivò, con la morte dentro di sé, e si levò alto sull’acqua mostrando tutta la sua grande lunghezza e larghezza e tutta la sua potenza e la sua bellezza. Rimase come sospeso in aria sopra il vecchio nella barca. Poi ricadde in acqua con un tonfo che riempì di spruzzi il vecchio e tutta la barca.»il coraggio dell’ essere umano e il suo immergersi nella natura consapevole di sfidarne le avversità senza poterne allo stesso tempo fare a meno.»

Questo gioiello senza tempo, ora ripubblicato con la traduzione stimabile di Silvia Pareschi,  racchiude alcuni dei temi fondamentali che riguardano l’essere umano, il suo coraggio e il suo immergersi nella natura, in quanto parte di essa,  consapevole di sfidarne la potenza e le avversità senza poter frenare questo richiamo potente.

L’uomo è consapevole che la vittoria gli sfugge sempre, che la fatica della lotta è ciò che importa ed è motivo di orgoglio “gli farò vedere cosa può fare e cosa può sopportare un uomo“. Ma il vecchio sceglie di sforzarsi e di insistere, sceglie la fatica di ritentare e mettersi alla prova, sceglie di stare al fianco del suo meraviglioso avversario che diventa un compagno di vita da rispettare e da amare.

La pesca diventa per il vecchio un pretesto per continuare a conversare fra sè e sè, tra sè e l’eterno che si rispecchia ne la marcome lo chiamano in spagnolo quando lo amano“, nella natura selvaggia e dolcissima che diventa è misura della coscienza umana.  Quella sfida con la forza degli Elementi diventa metafora di vitalità, di viaggio, di fede, di narrazione e in ultima analisi di simbiosi con la Natura.

«Pesce, disse piano, resterò con te finché morirò. Anche lui resterà con me, credo, pensò il vecchio. …Pesce, disse, ti voglio bene e ti rispetto tantissimo. Ma ti ucciderò prima che questo giorno finisca.»

«…a causa del mio inganno, gli è stato necessario compiere una scelta, pensò il vecchio. La sua scelta era stata di rimanere nell’acqua profonda e scura lontano da tutte le insidie e le trappole e gli inganni. La mia scelta è stata di andare laggiù a cercarlo lontano dalla gente. Lontano da tutta la gente del mondo. Ora siamo legati l’uno all’altro e lo siamo da mezzogiorno. E nessuno dei due ha qualcuno che lo aiuti.»

Si alternano temi di grande intensità emotiva: la solidarietà, la complicità e la stima reciproca tra il vecchio ed il giovane; la solitudine e l’isolamento del vecchio che “esprimeva spesso i suoi pensieri ad alta voce poiché non c’era nessuno a cui potessero dare fastidio” e che conosce l’importanza di affrontare il destino a testa alta che gli consente forse di non sentirsi sconfitto.

Il ritorno a casa con la sola carcassa può sembrare la fine di un sogno infranto, una vera sconfitta. In realtà il vecchio ha vinto sulla sfortuna e sulla vita, su tutti quelli che lo avevano dato per finito; ha vinto perché ha interiorizzato la forza di quel meraviglioso pesce metafora della fusione fra l’uomo e la natura, un panismo che si rivela  in un rapporto ad armi pari, una danza rispettosa e potente.

A.M.

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