I libri della Memoria:
cos’hanno in comune questi tre libri?
Sono tutti e tre legati allo stesso trauma storico, la Shoah, ma sono soprattutto delle opere letterarie di valore. Tutti e tre sono emersi dal mondo della documentazione per vivere in quello della letteratura portando con sé la testimonianza indelebile di una tragedia che non sarà mai davvero riscattata.
È la forza delle loro parole a trasformarli in letteratura. Le loro pagine sono in grado di combattere la rimozione lasciando tracce che vanno oltre i fatti stessi, che comunicano e trasformano con la loro potenza non solo la memoria personale e collettiva, ma la domanda di senso che è dell’Uomo.
In tutti e tre la sopravvivenza è legata allo scopo, essere indirizzati verso un futuro sia esso calato nel mondo e nello spirito. Nelle loro parole c’è la testimonianza dell’anima umana che cerca e trova la via per la sua dignità.
Da DIARIO di Etty Hillesum ed. Adelphi
“Per il dolore grande ed eroico ho abbastanza forza, mio Dio, ma sono piuttosto le mille piccole preoccupazioni quotidiane a saltarmi addosso e a mordermi come altrettanti parassiti. Be’, allora […] ripeto ogni giorno: […] usa e impiega bene ogni attimo di questa giornata, e rendila fruttuosa; fanne un’altra salda pietra su cui possa ancora reggersi il nostro povero e angoscioso futuro.
Il gelsomino dietro casa è completamente sciupato […]. Ma da qualche parte dentro di me esso continua a fiorire indisturbato, esuberante e tenero come sempre […].”
Da L’UOMO IN CERCA DI SENSO di Viktor E. Frankl
“Si doveva […] chiarire agli internati il “perché” della loro vita per far sì che fossero interiormente all’altezza del terribile “come” del loro presente, degli spaventi di una vita nel Lager, affinché potessero affrontare tutto con coraggio. E viceversa: guai a chi non trovava più uno scopo di vita, non aveva un contenuto di vita, non scorgeva nessuno scopo nella sua esistenza; svaniva il significato del suo essere, perdeva ogni senso anche la resistenza.”
Da SE QUESTO E’ UN UOMO di Primo Levi
“Il canto di Ulisse […] chissà come e perché mi è venuto in mente: ma non abbiamo tempo per scegliere…
Attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca: “Considerate la vostra semenza:/fatti non foste per viver come bruti, /ma per seguir virtute e conoscenza.”
Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: per un momento ho dimenticato chi sono e dove sono […]. Pikolo si è accorto che mi sta facendo del bene. O forse è qualcosa di più: forse…ha ricevuto il messaggio, ha sentito che lo riguarda, che riguarda tutti gli uomini in travaglio, e noi in specie; e che riguarda noi due, che osiamo ragionare di queste cose con le stanghe della zuppa sulle spalle.”
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