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I diritti del lettore

17/08/2020

Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti,
ma perché nessuno sia più schiavo.
Gianni Rodari

 

La lettura è ‘libertà’, una libertà che ha i suoi spazi di esercizio e di maturazione.

La lettura non occupa il tempo libero, ma libera il tempo e ne fa uno spazio di viaggio e di esperienza; perché questo accada, è necessario che ognuno scelga liberamente come stare in rapporto con la lettura , che ciascuno costruisca uno spazio di relazione personale con i libri.

Per catturare quel che amiamo (o non amiamo) di un libro, dobbiamo essere sintonizzati ciascuno con la propria interiorità – il modo in cui una collezione di parole ci colpisce – e poi la traferiamo agli altri, senza mai essere sicuri che questi sentimenti verranno accolto o rifiutati allontanati.“.

I diritti del lettore secondo Daniel Pennac, da ‘Come un romanzo’:

  1. Il diritto di non leggere
    …la maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di non leggere (…). Tra un buon libro e un brutto telefilm, il secondo ha, più spesso di quanto vorremmo confessare, la meglio sul primo. (…) se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti la lettura, è intollerabile che egli sia – o si ritenga – rifiutato da essa.
  2. Il diritto di saltare le pagine
    Ho saltato delle pagine (…). E tutti i ragazzini dovrebbero fare altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età (…). Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.
  3. Il diritto di non finire il libro
    Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che ci fa venire la pelle d’oca (…) Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbano tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente (…).
  4. Il diritto di rileggere
    Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per verificare (…). Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro (…).
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
    (…) ci sono “buoni” e “cattivi” romanzi. Molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada. E, parola mia, quando toccò a me, ricordo di averli trovati “belli un casino”. Ma sono stato fortunato: nessuno mi ha preso in giro…Qualcuno ha solo lasciato sul mio passaggio qualche “buon” romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri.
  6. Il diritto al bovarismo
    È questo, a grandi linee, il bovarismo, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (…)
  7. Il diritto di leggere ovunque
    Qualunque luogo è buono per chi ama la lettura…
  8. Il diritto di spizzicare
    È la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.
  9. Il diritto di leggere a voce alta
    L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano (…)
  10. Il diritto di tacere
    L’uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. la lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire (…) le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere.

Una risposta a “I diritti del lettore”

  1. Chiara Zucchi ha detto:

    Aggiungerei “il diritto di contare”: non solo il libro è importante e vivifico per noi, ma anche noi possiamo esserlo per lui. Rendendolo nostro, dilatandone la comunità che esso raccoglie intorno a sè, usandolo come motivo di scambio, di confronto, di incontro, anche inaspettato o inopinato. Sottolineandone frasi che ci colpiscono, che hanno un senso nel nostro vissuto, un richiamo ancestrale, un’intuizione che era già dentro di noi, ma di cui ignoravano l’esistenza, un rapido e intenso slancio emotivo, un’illuminazione sul mondo attraverso una sua immagine per sempre. Abbondando tra le righe, magari sul margine, con punti esclamativi, con rimandi, con echi, con se stessi, insomma…

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