Quando mi viene chiesto di preparare un ciclo di laboratori di biblioterapia umanistica su tematiche specifiche trascorro lunghi periodi immersa in testi di varia natura e genere, dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia alla letteratura illustrata, perdendomi tra parole e immagini. Lo sforzo è quello di cercare un filo conduttore che accompagni l’idea che sta alla base del progetto che mi è stato affidato così da costruire un percorso letterario capace di accompagnare il processo di identificazione e di interiorizzazione di coloro i quali parteciperanno agli incontri.
Da qualche tempo vado inseguendo il bandolo di una matassa complessa, quello del ruolo di un femminile alla ricerca del difficile equilibrio tra un modello tradizionale e una nuova identità con il quale portarsi nel mondo esterno e nella vita privata. L’urgenza di questi temi lo viviamo in questi giorni con intensità emotiva e richiede nuove riflessioni che ci muovono alla responsabilità non solo verso noi stesse come donne, ma verso le nuove generazioni di femminile che scontano una paralisi di pensiero e di azione.
Tra i tanti testi accumulati, letti, sottolineati, trascritti ce n’è uno che mi ha regalato spunti molto interessanti: La via delle sorelle (Bompiani) di Gaia Manzini. Si tratta di un memoir, di un racconto delle diverse fasi di vita di una donna immersa nei legami con le figure femminili che l’hanno determinata, plasmata e scoperta. Una narrazione che si alterna con la ricerca letteraria nella vita di grandi scrittrici che hanno intessuto rapporti di amicizia straordinari con altre donne che sono state determinanti in momenti cruciali della loro vita: Antonia Pozzi, Simone de Beauvoir, Virginia Woolf, Natalia Ginzburg.
“Le nostre azioni, quelle più decise, a volte prendono ispirazione da immaginari sommersi, da narrazioni che ci hanno preceduto. Quello che sembra inverosimile, o eccessivo, trova dentro di noi una coerenza perché prosegue in parte un racconto che abbiamo ereditato e da cui veniamo.”
L’amicizia femminile, intesa come sorellanza che accompagna e sa stare accanto, è una conquista non priva di ostacoli e di momenti dolorosi. Essere parte di un legame di tale potenzialità implica uno sforzo: quello di uscire dall’esperienza, guardarla dall’alto e magari sublimarla tramite la parola. L’autrice offre la possibilità al femminile di ritrovare esperienze comuni, di immedesimarsi e proiettare sui fatti narrati le relazioni personali, di vedere con le emozioni questo legame fondativo. Ma offre anche al maschile la possibilità di vedere come in caleidoscopio questa sorellanza e tradurre in immagini piene di senso le mille parole che circondano le donne quando stando insieme costruiscono un mondo.
“Mi sembra una storia sulla capacità delle persone amiche di farci nascere più volte nella vita. Costruiamo un racconto di noi stesse basandoci su quello che c’è stato detto in famiglia o scuola…Poi arriva qualcuno che ha il coraggio o l’impudicizia di investirci, con l’idea che si è fatto di noi e del nostro posto nel mondo. E quelle parole aprono la scatola, fanno entrare la luce, ci vediamo da una nuova angolatura, ci sentiamo brillare. Chiunque sia portatore del dono epifanico di una versione nuova di noi stesse, è un amico o un’amica, non sarà mai un individuo transitorio.”
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