La Bibliosophia – sapienza dei libri – usa la parola come rilancio per le emozioni umane perché, come direbbe Jung, ’La Vita è l’imperativo assoluto’. La parola ‘tutta’; quella che viene dalle intuizioni umane, siano esse letterarie o filosofiche, psicologiche o artistiche. La parola cattura e contiene la saggezza umana: “Le parole nutrono e come il cibo vanno scelte bene prima di ingoiarle” per dirla con Goliarda Sapienza ne ‘L’arte della Gioia’.
Del “potere delle parole, bisogna farne ‘sigillo’ perché non vadano perdute e diventino una pagina amica a cui guardare. da tenere sotto gli occhi e tra le mani”.
La Bibliosophia riflette sugli Archetipi – Archè, immagine, inizio, principio originario – che in ambito filosofico è usato per indicare la forma preesistente e primordiale di un pensiero; in ambito psicoanalitico (Jung) indica i simboli innati e predeterminati nell’inconscio umano collettivo; e in narratologia individua i meta concetti di un opera letteraria espressi nei suoi personaggi e nella struttura della narrazione. Erik Fromm utilizza gli archetipi per dimostrare l’esistenza di bisogni umani fondamentali, che è possibile definire positivamente e che tramite gli archetipi dimostra di travalicare ogni differenza culturale.
I laboratori di Bibliosophia si sviluppano su percorsi che uniscono l’interesse per l’etimologia delle parole a quello per gli archetipi, partendo da una riflessione iniziale che via via si amplia mentre le voci dei libri proposti si sommano a quelle dei partecipanti in uno scambio virtuoso e profondo di pensieri e emozioni.
“Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… e poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umanità, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.” Goliarda Sapienza, da L’Arte della Gioia
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