L’immaginazione apre a mondi sconosciuti e sempre nuovi, apre all’interiorità e alla conoscenza di sé stessi. L’uso dell’immaginazione consente di rivivere il passato ricordandolo ed esplorandone le emozioni; proiettarsi verso il futuro, comprendendo sé stessi, esplorando cambiamenti, desideri e immagini interiori; avere nuovi occhi che rendono la mente flessibile.
Laddove la parola non arriva, l’immaginazione sa far emergere le immagini depositate nel profondo in un gioco di rimandi tra le figure dell’infanzia e quelle del mondo che ci circonda.
Creatività e struttura, percezione e intuizione, attenzione e libertà di visione: questo materiale letterario è potentissimo e si presta sia all’uso clinico sia a quello educativo nel rispetto dei propri obiettivi e della specifica professionalità, perché l’occhio rimanda solo ciò che l’anima sente.
Il mio innamoramento per gli albi illustrati e per i silent book è ormai noto, ma la soddisfazione di condividerli con figure professionali nell’ambito della biblioterapia formativa, mi ha consentito di scoprirne risorse ancora maggiori e inesplorate.
💡 Voglio suggerire la lettura di “Guarda che la luce è del cielo” di @kite_edizioni, testo di Giulia Belloni e illustrazioni di Kaatje Vermeire, da esplorare con adulti e ragazzi in modo trasversale, con la possibilità di attivare progetti aventi gli obiettivi più svariati: identità, desiderio, crescita personale, body sheming, malattia…
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