“È davvero impossibile prevedere dove porterà l’istruzione; chi sarà ad ascoltare e, in certi casi, chi a insegnare.”
D. Mendelsohn da “Un’Odissea”
Quando mi viene chiesto di introdurre la biblioterapia agli insegnanti di ogni ordine e grado sono sempre entusiasta. Ho un’alta considerazione del loro ruolo; trovo che il compito di educatore sia uno dei più complessi ma al contempo preziosi, che sia un ruolo determinante per il futuro dei singoli individui e in ricaduta per quello dell’intera comunità.
Gli insegnanti spesso sono inconsapevoli di utilizzare in modo “ingenuo” la biblioterapia e di essere tra le categorie che hanno maggiore attitudine al ruolo di facilitatore. Essi infatti conoscono le storie, le famiglie e la personalità dei loro discenti e per questo hanno una posizione privilegiata nel poter validamente scegliere i libri giusti al momento giusto da utilizzare all’interno progetti di biblioterapia educativa o didattica nelle loro classi.
Del resto, chi più di un docente è in grado di attivare il lavoro di gruppo realizzando al meglio il processo interattivo e la discussione guidata. Chi meglio di un insegnante è a conoscenza degli obiettivi specifici da raggiungere lavorando per il benessere psicofisico dei propri ragazzi nell’ottica di un progetto di lungo raggio.
Ciò che deve essere loro evidenziato è che la biblioterapia è uno strumento di lavoro che può aiutarli ad aprire nuovi canali di dialogo che consenta loro di incontrare i ragazzi sul piano dell’ascolto, e di avvicinarli con linguaggi ad essi più famigliari. Penso a strumenti quali la grafic novel, agli albi illustrati, alla fiction a loro contemporanea, ma anche a tutto quel materiale didattico letterario e non che può essere adattato per parlare alle e delle loro sensibilità e al contempo avanzare negli obiettivi più strettamente didattici: il miglioramento di alcune competenze cognitive come la comprensione e la riproduzione di storie, l’aumento della percezione di autoefficacia, di capacità di relazione sociale e di competenza di empatia.
Nella biblioterapia i libri vengono valutati per l’efficacia che possiedono nel produrre effetti positivi sullo sviluppo dell’individuo. L’attenzione non è volta all’uso filologico o critico dei testi, ma ad un lavoro di scoperta del metalinguaggio di cui esso sono portatori e alla loro capacità di produrre emozioni che verranno prontamente integrate dell’interazione con il gruppo e con il facilitatore/insegnante. L’introduzione di testi alternativi e pratiche nuove che vanno dalla lettura ad alta voce alla poetry, dall’uso dei video a quello del materiale figurativo, dalla musica all’uso del corpo, può funzionare da stimolo capace di agire su piani profondi. Ciò che può essere mostrato ai docenti, oltre alle tecniche più strettamente metodologiche, è come fidarsi del potenziale intrinseco della parola, come sapere accogliere percorsi divergenti rispetto a quelli da sempre utilizzati o indicati nei programmi classici, come legittimarsi la possibilità di spostare lo sguardo dalla didattica strutturata al lavoro divergente per poi tornare alla prima con occhi nuovi.
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