Ogni facilitatore adatta la prassi della biblioterapia alla propria formazione, ai propri gusti letterari e culturali, alla propria sensibilità. Il mio personale approccio, per il quale ho coniato il termine Bibliosophia o “sapienza dei libri” (link in bio), ha l’ambizione di tenere insieme biblioterapia umanistica, tecniche della consulenza educativa e dialogo filosofico che costituiscono l’ossatura teorica portante dei progetti che ideo e realizzo. Le scelte letterarie che ne conseguono rappresentano gli strumenti di lavoro atti a raggiungere gli obiettivi che mi pongo di volta in volta a partire dalle specifiche caratteristiche dei gruppi destinatari.
Amo introdurre gli incontri con brevi inquadrature teoriche e amo farlo a partire dall’etimologia delle parole. A volte le attingo da un vecchio vocabolario spesso sorprendendomi di quanto utilizziamo in modo errato o limitato i termini. Altre volte interpello libri che non sono veri vocabolari ma ne rivestono la funzione: uno tra questi è il testo di Laura Imai Messina “WA. La via giapponese all’armonia”. Si tratta di un compendio di parole che svela la profonda filosofia giapponese di WA raccontandone il senso nascosto in nomi pieni di poesia.
Consultare questo libro mi consente di creare sinergie culturali tra etimologie occidentali e orientali, e proporre nuovi significati per parole che abitualmente usiamo senza interrogarci sul loro potenziale.
Scrive Imai Messina: “Nel guardare alla cultura giapponese, ci si offre l’occasione di cogliere ispirazione dal diverso, di trarre anche da questa tradizione l’opportunità di riflettere sulla natura di cose che diamo per scontate.”
…Immaginate quanto possa essere interessante all’interno di un gruppo di biblioterapia confrontarsi con differenti interpretazioni e quanto ciò possa attivare condivisioni originali e potenti capaci di accogliere nuovi sguardi.
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