La magia della narrazione che si fa cura.
Esser-ci in un atteggiamento di cura; farsi un noi in grado di stare nel mondo come capacità di accogliere la vita con le sue narrazioni e dare loro nuovo significato.
Elisabeth Palermo ci parla meravigliosamente di questo atteggiamento che si fa concreto nella quotidianità come nella narrazione, che prende corpo nel racconto e nell’ascolto, che si incarna nella memoria e prende luce nella parola.
Attraverso…viaggiando, universi di carta…
di Elisabeth Palermo
Oggi, cari lettori, inizieremo un viaggio. Partiremo tutti insieme sul treno della narrazione. Noi saremo i passeggeri, qualcun altro guiderà per noi. Un po’ come il treno al binario 9 3/4 per Hogwarts in Harry Potter. Ammireremo posti vicini e lontani, ci fermeremo alla meta che desideriamo raggiungere, scenderanno dei passeggeri e ne saliranno altri. Lo scompartimento sarà il nostro contenitore delle emozioni, la nostra soffitta dei ricordi, delle esperienze. Alcuni di noi preferiranno guardare alle storie dal finestrino, con una particolare sensazione di immobile stupore ma non per questo meno coinvolgente e partecipativa.
Sali e scendi quando vuoi, il tuo posto è sempre lì che non aspetta altro di essere occupato!!
Il capostazione sta fischiando, è ora, si parte!!!!!
Prima fermata: ‘La città dei tessitori di storie’
È fin dai tempi più antichi che l’uomo sente la necessità di raccontare e raccontar-si delle storie, questo mi fa pensare all’arcaica immagine del riunirsi attorno al fuoco e formare un primo embrione di comunità per condividere un racconto, una storia che con il passare del tempo poteva alimentarsi, come le fiammelle di un focolare, di nuovi elementi narrativi. In tutte le culture prima dell’avvento della parola scritta le storie si tramandavano oralmente oppure attraverso delle immagini. L’immagine aveva lo stesso potere della parola e in alcune culture si era addestrati con precisione nell’arte del tramandare’ seguendo ognuno la propria tradizione.
Oggigiorno, nell’era dell’immagine e della comunicazione visiva, non sono solo i libri che ci raccontano, o le voci, ci sono aziende che si raccontano con le immagini (storytelling) e lo fanno associandole anche alle parole oppure pensiamo alle fiabe illustrate per bambini, la carica evocativa e immaginativa che sono capaci di sviluppare nei più piccoli ma anche negli adulti (ci riportano indietro nel tempo, ai ricordi, ai suoni, ai colori e ad altre sensazioni percettive) . Le immagini racchiudono forza, così come la voce che le narra.
Quindi mi viene da dire: ‘In principio fu il Verbo‘ oppure ‘C’era una volta….’ perché sì “la voce umana è custode della storia, una memoria narrativa che ricorda attraverso la narrazione e proprio per questo può reinventare il mondo narrandolo da capo.”(Marco Baliani, 2017).
Cosa significa ‘memoria’? Il termine risale al verbo latino recordari, da cor-cordis (cuore): la sede della memoria è nel cuore, con il bellissimo significato di “rimettere nel cuore, nella memoria”. La memoria è così un “rimettere nel cuore”, un ri-cordare cioè ri-accordare!
Ma chi sono allora gli abitanti di questa città?
Sono coloro che con grande abilità compongono un opera rispetto all’intreccio dei fatti, all’organizzazione delle idee, alla caratterizzazione dei personaggi, solo per fare alcuni esempi e ce le trasmettono. Sono coloro che ci raccontano, si raccontano, che divulgano la cultura e la passione della lettura in ogni luogo di salute e di malattia, apportando un senso di benessere alle persone. Trasmettere un sapere, un’emozione, una sensazione legata ad un romanzo, un racconto non è cosa facile, bisogna essere abili. A questo proposito, i samurai ritenevano che l’unica preoccupazione per un cavaliere nipponico fosse quella del ‘come ristorare il corpo devastato dal mondo’. Per i tessitori di storie, la più grande soddisfazione è avere degli ascoltatori, dei lettori, apportare un cambiamento intenzionale e autodeterminato (anche se molto spesso non ce ne rendiamo conto) durevole nel tempo, nei comportamenti, nelle ‘visioni del mondo’ , negli stati emotivi.
Secondo il filosofo André Comte-Sponville, la nostra vita interiore è simile a un “mormorio confuso delle nostre anime” , al quale possiamo decidere di non prestare attenzione oppure il contrario, trasformarla e/o ri-trasformarla in fonte di insegnamenti, di arricchimento, al fine di comprendere la nostra esistenza. È accogliere il mondo dentro di noi, percepirlo, assimilare le esperienze positive o negative, ognuno poi è maestro di sé stesso in questo senso.
La parola ‘ascolto’ nasce dal verbo ascoltare, che proviene a sua volta dal latino ‘auscultare’, cioè sentire con l’orecchio. Qui il significato non è solo attribuibile alla funzione dell’organo di senso l’udito, ma si permea di un significato più profondo: ascoltare prestando attenzione.
Siamo nell’azione quindi, stiamo agendo. Nella logica della vera comunicazione e sulla partecipazione dei nostri sensi (di questo ne aveva scritto anche Italo Calvino in una delle sue ultime opere “Sotto il sole giaguaro”) lo scopo è proprio quello di percepire, sentire con i nostri sensi, comunicare nel senso di interazione, incontro, scambio con l’Altro.
Siamo partiti dalla periferia nella visita della nostra città virtuale, ora procediamo verso il centro. Percorriamo le stradine dove pulsa ad ogni angolo un ri-cercatore di storie, le sentiamo nell’aria le parole, ci ricordano, ci plasmano, ci fanno riflettere… I tessitori, sono coloro che ‘curano’, abbiamo detto, con la parola, coloro che ci aspettano per raccontarci qualcosa e qualcuno, che mostrano senza dire, servendosi di uno strumento così antico e potente: il libro, il libro e la voce, il libro è la voce. Si narra che il famoso Alessandro Manzoni scrittore, poeta e drammaturgo italiano leggesse testi, alla sera, con un leggio, davanti alla sua numerosa famiglia.
Ora, giunti alla nostra breve sosta, sorseggiamo un caffè, se vi va. Vi lascio con una citazione:
“Tutti i libri che possediamo sono una collezione di voci. Scrivere è il primo modo che l’uomo ha inventato per registrarla.” (Fabio Stassi, 2016).
Bibliografia
- Baliani M. (2019), “Come si racconta una storia”, Economica Laterza Editore, Bari
- Racci M. (2010), “Iniziazione alla libroterapia”, Edizioni Mediterranee (Ebook)
- André C. (2019), “40 libri per 40 emozioni”, Corbaccio Editore, Milano
- Zevi A. (2016), “La teoria del cambiamento intenzionale”, (http://www.incoaching.it)
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